Mai come in questo 2020, settembre si profila come l’inizio di qualcosa di nuovo.
Per il mondo degli uffici, la sensazione è quella di una “nuova era”.
Tutt’altro che dorata, però. Solo il 30% degli impiegati italiani, stando alle proiezioni, torneranno davvero alla scrivania.
La questione non riguarda soltanto il nostro Paese. Delle 50 aziende più grandi del Regno Unito, non una ha in essere un piano operativo per il rientro completo della forza lavoro nei prossimi mesi. Addirittura, quasi la metà dichiara di non avere in essere alcun piano neanche per un rientro parziale dello staff.
Siamo davvero arrivati alla fine degli uffici?
Molti se lo augurano. Per altri invece, la risposta è un categorico no.
“Sarà diverso, sarà strutturalmente differente” - spiega l’ex CEO di John Lewis, il gigante del retail britannico, Andy Street - “Ma il lavoro in remoto, per quanto funzionale e produttivo in un periodo di emergenza, non è, da solo, la migliore modalità di condurre un business”.
Se tecnologie e approcci “agili” hanno, in linea di massima, salvaguardato autonomia dei lavoratori e produttività, la realtà dello “smartworking” è venata da alcune zone grigie.
Quanto c’è effettivamente di “smart”, nel trascorrere le ore di lavoro in appartamenti piccoli, rumorosi e condivisi, oppure in totale solitudine?
Per gli employee più giovani o le new entry, la distanza fisica può diventare purtroppo disconnessione professionale. Per le aziende, può tradursi in sfaldamento della cultura corporate e del senso di appartenenza dei dipendenti.
E ancora, la rarefazione protratta del contatto e delle interazioni umane viene spesso avvertita -e ciò è particolarmente vero nei settori legati alla creatività e al cosiddetto “knowledge working”, come marketing, comunicazione, design -come alienante, demotivante, scoraggiante.
Esigenze che restano, workplace che cambiano
Difficile prevedere cosa succederà nei prossimi mesi. Ma è ragionevole ritenere che agli uffici sarà ancora demandato un ruolo importante.
Lato employee, non per tutti, ma PER TANTI, il luogo di lavoro rimane un ambiente privilegiato per coltivare il know-how e il networking necessario alla propria crescita professionale.
Lato azienda, la sede fisica è lo spazio in cui si formano e trasformano cultura corporate, flusso di nuove idee, valori condivisi.
Scenari futuribili negli uffici del presente
E’ stato sottolineato a più riprese, e in diversi ambiti, come la pandemia abbia accelerato tendenze e direttrici che bollivano già da anni nella pancia del sistema socio-economico dei mercati avanzati.
Lo stesso può dirsi del mondo degli uffici, con temi quali l’equilibrio tra spazi individuali e collettivi, la creazione di connessioni proficue, la possibilità di scelta delle modalità di lavoro più adatte a favorire la produttività del singolo, da tempo diventati centrali nella narrativa del design degli ambienti di lavoro.
Sfide inedite potrebbero evolvere ulteriormente queste tendenze.
Ad esempio, espandendo lo spazio privato dell’ufficio nello spazio pubblico: come nel quartier generale della software house NCR, ad Atlanta, attraverso il coffe shop e l’anfiteatro per conferenze e incontri aperto a tutti.
La progettazione di ambienti pensati per lo studio, la discussione, l’ascolto o il relax favorisce la personalizzazione delle modalità di lavoro del singolo e la scelta delle condizioni più ottimali al raggiungimento degli output. La nuova Purina House coniuga questi aspetti attraverso layout ariosi e ingaggianti, ispirati alla ricerca di benessere e senso di appartenenza al brand.
In un contesto di lavoro flessibile, in cui il concetto di lavoro fuori sede sarà verosimilmente parte dello standard, lo workspace può diventare luogo di aggregazione e coesione: un contenitore in cui l’esperienza individuale si traduce in cultura corporate collettiva per la crescita e l’innovazione dell’organismo aziendale.
Infine, l’ufficio diventa sempre più medium e touchpoint: canale di comunicazione privilegiato, sia in ottica di internal branding e talent acquisition, sia come nodo di interazione efficacissimo con clienti e stakeholder: la sede di Nespresso a Losanna approfitta del recente re-design per ridefinire tono di voce ed esprimere al meglio l’heritage e la personalità di brand.
Elementi destinati ad avere ancora molto valore, nella nostra nuova, e forse molto liquida, vita d’ufficio.