Nel 2019, il valore del mercato globale degli integratori alimentari era stimato per 48.22 miliardi di dollari. Secondo un report pubblicato nel 2020 da Fortune Business Insights, tuttavia, si prevede che tale valore raggiungerà quota 117.92 miliardi entro il 2027.
Non è un caso che l’inizio di tale vertiginosa ascesa sia coinciso con l’anno della pandemia: proprio il Covid-19 e la crisi del sistema sanitario che ha causato hanno spinto le persone a una maggiore coscienza del proprio stato di salute e, di conseguenza, a curarsene maggiormente. Ecco allora che durante i periodi di lockdown gli e-commerce farmaceutici hanno registrato un picco di vendite di integratori, tra cui spiccano quelli a supporto del sistema immunitario e contro i disturbi mentali, ma anche quelli pensati per compensare alla mancanza di sole (causata dal forzato confinamento domestico) fino a prodotti per la cura di pelle e capelli.
Questo rinnovato interesse dei consumatori per la propria salute ha generato anche una maggiore consapevolezza del tema, portandoli a informarsi e spingendoli a cercare soluzioni personalizzate per qualcosa di così personale come il benessere del proprio corpo.
Così, in un’epoca di customizzazione dei servizi dove dall’intrattenimento agli acquisti ogni cosa ci viene suggerita in base ai nostri gusti, anche il mondo degli integratori è diventato “su misura” e, nella nuova realtà più cauta e distanziata generata dalla pandemia, disponibile direttamente alla nostra porta. Ecco allora che il 2020 ha segnato l’ascesa dei servizi di integratori personalizzati a domicilio: un mix di supplementi e vitamine studiato per rispondere alle necessità del cliente, qualunque esse siano, facile da assumere e a consegna periodica.
Il successo di questi servizi non arriva del tutto inaspettato, tant’è che nell’agosto 2019 persino il gigante dell’alimentare Nestlé ha acquistato, tramite la sua unit farmaceutica Nestlé Health Science, la start-up Persona, captando le opportunità di tale mercato.
La formula vincente sembra basarsi sull’offerta di una customer experience che faccia sentire protagonista il consumatore. Un tool adottato ormai da tutti questi servizi è quello del questionario informativo: atterrato sul sito, al cliente viene chiesto di rispondere a una serie di domande sulla sua esperienza con gli integratori, le sue abitudini, le sue preferenze e infine i suoi bisogni, creando un profilo che lo reindirizzi ad una proposta di mix vitaminico su misura, con la possibilità di espanderlo e modificarlo con altri prodotti compatibili. Anche il packaging fa la sua parte: se il brand Care/Of fa un passo in più e imprime il nome del cliente su ogni bustina contenente il mix dedicato, rendendola unica e personale, in generale le confezioni di questi integratori si distinguono per i design moderni, i colori sgargianti e i nomi accattivanti come “Red Carpet”, “Big Chill” e “Flatter me” di HUM Nutrition. Creando un’identità meno farmaceutica e più ammiccante al mondo dei social, i brand invogliano il cliente a condividere i propri prodotti come parte integrante di un “lifestyle” salutare ma allo stesso tempo trendy, aumentandone la popolarità.
Anche l’Italia trova i suoi casi di successo, come quello della start-up fiorentina Vitamina, prima piattaforma nostrana di personalizzazione e delivery di integratori alimentari fondata da Filippo Sala, Giovanna Geri e Marco Saccenti. 100% Made in Italy, prodotti da un laboratorio con oltre 40 anni di esperienza e riconosciuti dal Ministero della Salute, gli integratori di Vitamina le hanno valso più di 10.000 clienti e 60.000 prodotti venduti nei primi tre anni. Con la pandemia il loro fatturato ha raggiunto un record, calcolando un incremento del 103%.
Lo scetticismo della comunità scientifica non ha tardato a farsi sentire, come quello della dottoressa Darria Long Gillespie, della University of Tennessee School of Medicine, che mette in dubbio la precisione di un quiz online nell’individuare i disturbi e l’effettivo beneficio che queste “soluzioni in pillola” possano dare, consigliando invece un cambiamento del proprio stile di vita. I brand per primi spingono la propria validità scientifica solo fino a un certo punto, senza professarsi autorità indiscusse e senza pubblicizzare i propri prodotti come soluzioni alternative, ma appunto solo integrative.
Che si tratti di un effetto “placebo” o meno, il successo degli integratori personalizzati a domicilio è innegabile e non ci resta che continuare ad osservarlo da vicino per scoprire se le rosee previsioni saranno soddisfatte, deluse o, perché no, anche superate. Sicuramente, fiorendo in un contesto così particolare, questo trend rispecchia un ritrovato interesse sul tema della salute, largamente condiviso, aprendo uno spiraglio su quella che potrebbe essere una nuova era del benessere.