Una parte importante della filosofia di ATC implica l’applicazione dell’approccio del design thinking ai processi di branding e comunicazione. Sulla carta suona molto bene…ma cosa significa esattamente?
“..Domande, le grandi domande: cosa succede nel mondo? che cosa sta cambiando? quale è il ruolo del nostro prodotto nel mondo? chi lo userà, come verrà fatto funzionare e cosa ne sarà, un domani?”
Ilse Crowford, designer
Design thinking: un approccio differente al problem solving
Il concetto di design thinking è diventato piuttosto diffuso nell’ambito della business strategy in anni recenti.
Si riferisce a un approccio olistico, progettuale e creativo alla risoluzione di determinati problemi, o al soddisfacimento di specifiche esigenze umane, o di business.
La forza del design thinking specificatamente risiede nella sua capacità di risolvere quelli che vengono definiti design problems: problemi complessi, che sono per natura definiti male o in maniera ambigua, i cui contorni e le cui implicazioni sono talvolta ignoti e che, soprattutto, coinvolgono un grande numero di attori.
Insomma, ambiti di azione a largo spettro, con una natura sistemica e che spesso chiamano in causa una ridefinizione di modelli business, economici, ma anche, a volte, culturali e sociali, mettendo a dura prova il decision making che informa le strategie aziendali. Impostare la nostra prossima strategia di branding; lanciare un nuovo prodotto sul mercato; definire gli scenari futuri di posizionamento digitale dell’azienda: ecco alcuni esempi di design problems connessi al nostro settore.
Un punto di partenza fondamentale nelle risoluzione di queste “entità complesse” consiste nel riconsiderare il problema da un punto di vista umano; signifca progettare un prodotto o un servizio tenendo bene in considerazione le necessità di chi userà quel prodotto servizio.
E’ qui che entra in gioco il concetto di “perchè”.
Per noi le prime domande in assoluto, quelle che precedono il kick off del progetto di comunicazione, suonano più o meno così:
quali persone stiamo cercando di raggiungere con i nostri messaggi e perchè dovrebbero ascoltarci?
E’ solo concentrandosi da subito su questi interrogativi che il processo creativo può portare a risultati che abbiano significato e valore aggiunto per il consumatore finale.
Nel nostro recente progetto di redesign del sito di Céréal, ad esempio, ci siamo chiesti innanzitutto che cosa gli utenti avrebbero desiderato trovare sulla pagina; quali azioni e ricerche avrebbero potuto condurre sul sito; e in che modo il nuovo design avrebbe potuto aiutare a risolvere comuni problematiche di navigazione, aiutando a valorizzare e rendere accessibile i contenuti e l’offerta di prodotto del brand.
La futura strategia di branding; il lancio di un nuovo prodotto sul mercato; la definizione del posizionamento digitale dell’azienda: ecco alcuni esempi di design problems di ogni giorno.
Olismo modulare aka comunicazione end-to-end
L’idea di considerare il processo creativo e i suoi output come un insieme organico e strutturato si combina, nel nostro approccio, ad un altro concetto chiave: quello dell’intrinseca modularità del progetto di comunicazione, in un contesto in cui il customer journey si trova in costante e imprevedibile ridefinizione.
In un ambito multicanale, un’idea creativa assume senso solo se calata nella specificità di ciascun segmento di utenza, touchpoint e canale di marketing. tIl tutto a patto di non perdere di vista la bigger picture.
La natura volatile delle strutture economiche, sociali e culturali dell’oggi richiede un approccio progettuale, creativo e anticipatorio, del mestiere creativo.
I tempi sembrano ormai maturi per pensare alla creatività in modo differente.
References
Tim Brown, The Power of Asking the Right Questions.
Don Norman, The design of everyday things
Francesco Zurlo, Design Strategico: una parola-problema