La Packaging Valley emiliana
L’area tra Bologna e Reggio Emilia racchiude un agglomerato di aziende dedicate alla produzione di macchinari per l’impacchettamento che creano il distretto con la più forte concentrazione europea di industrie del settore.
Questa “Packaging Valley” comprende circa 200 imprese che, unite, tengono alta l’eccellenza del made in Italy con un fatturato complessivo di oltre 2000 miliardi e un tasso di esportazione intorno all’80%, producendo più del 50% dei macchinari per il confezionamento venduti nel mondo.
Qui hanno sede le aziende del packaging più famose, compagnie specializzate nel confezionamento di alimentari, farmaci e cosmetici, ma anche tante piccole aziende che operano in nicchie di mercato come l’industria del tabacco.
Nuove sfide di sostenibilità
La plastica, grazie alle sue proprietà ottimali per conservazione e trasporto dei prodotti, occupa da sempre un ruolo centrale negli imballaggi realizzati in questa fiorente industria.
Tuttavia, negli ultimi anni, l’attenzione all’impatto ambientale ha assunto una rilevanza sempre più significativa anche in questo settore, sia da parte delle aziende che sul lato consumer.
Secondo un’indagine Nielsen, già nel 2019 più del 40% di chi acquistava prodotti alimentari e per la cura del corpo prestava attenzione alla presenza di una confezione sostenibile. Con l’aumentare del consumo di imballaggi derivato dalla pandemia e dalla necessità di ricorrere sempre di più a prodotti confezionati e delivery, le problematiche riguardanti smaltimento e riciclo sono entrate prepotentemente nei discorsi a tutti i livelli.
Con la European Circular Economy Strategy for plastics, ad esempio, l’Unione Europea ha stabilito l’obiettivo di assicurarsi che, entro il 2030, tutti gli imballaggi in plastica saranno riciclabili al 100%.
L’Italia è, in diversi campi, un esempio virtuoso nelle pratiche connesse all’economia circolare, ma la guerra alla plastica ha causato non poco scompiglio all’interno dell’industria dei confezionamenti. È soprattutto la plastic tax prevista per il 2023 a creare le maggiori preoccupazioni per il futuro della Packaging Valley.
Imballaggi green
Per le aziende del packaging, trovare alternative più sostenibili che assicurino a prezzi contenuti le stesse performance della plastica non è semplice.
Per aderire ad una logica sostenibile, molte compagnie hanno optato per un intervento a livello di produzione energetica, aggiornando la filiera per garantire una riduzione delle emissioni di CO₂.
Alcune aziende, come Tetra Pak, si sono inoltre spostate verso la realizzazione prevalente di confezioni in carta e cartone, un trend che anche i consumatori sembrano prediligere sempre di più, incoraggiati anche dalla facilità di riciclo.
Altri produttori di packaging cercano invece di perorare la causa legata all’utilizzo della plastica, sensibilizzando riguardo al minor consumo di energia e di carburante per la produzione e il trasporto di questo materiale rispetto ad altri, nonché alla possibilità di riciclo e recupero energetico connessa al suo impiego.
Secondo il professore dell’Università di Bologna Augusto Bianchini, curatore del progetto “Ricircola”: «Non è la plastica il problema, ma lo scarto che va ridotto e gestito».
L’industria nel complesso sta procedendo verso una sempre più totale prospettiva di riciclo della plastica.
In quest’ottica, una delle alternative più valide è rappresentata dal riciclo del polietilene tereftalato (PET), uno dei materiali plastici più utilizzati negli imballaggi.
Anche l’Unione Europea sta incoraggiando la diffusione dell’r-PET, il materiale derivato da processi post-consumo del polietilene che, oltre ad allinearsi ad una logica circolare, permette il confezionamento degli alimenti nel rispetto dei canoni di salute e sicurezza previsti dalle normative a tutela dei consumatori.
Mentre resta ancora da stabilire quale materiale rappresenterà sul lungo termine la soluzione ideale per imballaggi più ecofriendly, la necessità di tenere in considerazione la sostenibilità è ormai evidente per le compagnie che operano in questa industria in particolare: solo riducendo gli sprechi il distretto potrà mantenere un alto livello produttivo e continuare a prosperare.