Micam c’è, il mondo un po’ meno. La tremenda guerra in atto, che tocca peraltro importanti distretti produttivi in Ucraina e Russia (quest’ultimo Paese rappresenta il 10° mercato per il Made in Italy, con 3 milioni di scarpe vendute), impedirà alla maggior parte dei compratori di presenziare. A ciò si aggiunge l’impennata dei costi di materie prime, energia e logistica, fra le sanzioni imposte alla nazione di Putin e il crollo del rublo.
Pesanti criticità che hanno frenato bruscamente il parziale ottimismo recuperato dal settore italiano nel 2021, sospinto da un +18,7% dei ricavi sull’anno precedente.
Appare come una chimera, quindi, l’idea di un ritorno a breve del mercato (e delle prospettive generali) ai livelli pre Covid. Nonostante tutto, il salone si prefigge di mantenere la propria vocazione internazionale, presentando le collezioni 2022/23 a una platea globale, con un bacino di oltre 820 espositori e una nuova area dedicata alla sostenibilità.
C’è attesa in particolar modo per le creazioni proposte dai designer emergenti così come per gli incontri di Micam X, l’innovation hub della manifestazione pronto a sciorinare lungo la tre giorni tendenze sia macro che settoriali.
Nella speranza che gli scontri armati si plachino al più presto…